QUALTO
Un gioiello di pietre incastonato tra le fronde dei suoi castagneti. Questo è Qualto. Il borgo più antico del comune di San Benedetto Val di Sambro. Uno dei più belli dell’Appennino Bolognese.
A 2 km da Madonna dei Fornelli prendendo la via per Pian del Voglio il borgo appare in tutto il suo emozionante splendore e ci racconta la sua origine di paese fortificato con le sue pietre centenarie, le mura, il belvedere e i portoni delle abitazioni che tenaci hanno resistito nei secoli.
Da Madonna dei Fornelli è possibile raggiungere il centro abitato del borgo attraverso un sentiero, riaperto da Foiatonda con l’aiuto degli abitanti di Qualto, che guida i camminatori alla scoperta dei ricchi castagneti che la comunità protegge come un vero e proprio tesoro e che coltiva per la produzione della pregiata farina.
Passeggiare per Qualto è una vera scoperta. Un labirinto di muri di pietra, tetti di arenaria, architravi, iscrizioni, la fontana da cui sgorga acqua freschissima tutto l’anno: tutto parla della sua storia risalente all’inizio del 1200. Una storia che ancora invade il borgo di un fascino immutabile. Qua e là opere “en plein air” dipinte sulle facciate di alcune abitazioni mostrano tracce di modernità conferendo ancora un fascino del tutto particolare al borgo.
La chiesa di San Gregorio Magno domina tutto l’abitato e la piazza: costruita attorno al 1300 è anche dedicata alla Beata Vergine del Carmine che nel 1630 protesse Qualto dalla peste.
Ogni 2° domenica di agosto si celebra il miracolo portando la sua immagine in processione e pregando il Santo Patrono che tutto resti così com’è.
Qualto è un pezzo della storia di questo territorio. Fu comune autonomo e già nel Medioevo era riconosciuto come una grande comunità. Una comunità restata nei secoli originaria, unita.
Uno spirito indescrivibile abita dentro ogni abitante, dal più giovane al più anziano.
Poco distante dalla chiesa e a ridosso dalla piazza sorge Cà di Bastiano, un’imponente abitazione in stile antico conservata in modo incredibile, attorniata da alberi di fico e scalinate. Dal belvedere della piazza, il centro vitale del borgo si può godere di una vista mozzafiato fino alle linee dei monti del Corno alle Scale che si infuocano la sera nei tramonti estivi. La trattoria riempie le serate di voci e di aromi inconfondibili. Non si tratta solo di cibi eccezionali della tradizione di Qualto. C’è sempre qualcosa di più. Un fascino antico e misterioso che si mescola alle ricette che l’osteria prepara per i suoi ospiti.
Un po’ più in basso si trova l’antico essiccatoio, scadòr in dialetto, dove ogni autunno vengono disposte le castagne a seccare per 40 giorni e 40 notti. Per tutto il periodo gli abitanti si riuniscono alimentando il focolare che permette ai frutti di scaldarsi lentamente fino a seccarsi. Dopodichè verranno pulite e macinate al mulino per ottenere la farina. L’aroma dolce che si respira in quei giorni nel borgo ci riporta indietro nel tempo e dona quella gioia che nella vita si può trovare solo nelle cose più semplici. Una malia che non ha bisogno di parole per essere narrata ma che va vissuta appieno e che vi farà tornare di nuovo qui, dove la storia si sposa con il futuro di questa incredibile comunità alle quale Foiatonda ha legato la sua opera. Perché solo con i nostri borghi, con le persone che da sempre li proteggono possiamo immaginare il futuro del nostro territorio.
Zaccanesca
Quasi invisibile dalla strada, tra boschi di querce e castagni, poche centinaia di metri più in alto del corso del torrente Savena sorge Zaccanesca, uno dei borghi più antichi del comune di San Benedetto Val di Sambro. Sulla Strada Provinciale 79 siamo a meno di 2 km da Madonna dei Fornelli ma Zaccanesca è raggiungibile anche attraverso un sentiero che Foiatonda e la comunità del piccolo borgo hanno ripristinato e segnato.
Al centro del caseggiato conosciuto già nel lontano 1200 con il nome di Caccianesca, racchiusa tra le mura delle abitazioni, primeggia la Chiesa di Santa Maria, simbolo di tutta la storia di questa bella comunità.
Il borgo è invaso da un’aria domestica, arcaica, e grazie ai suoi pochi ma indomabili abitanti ogni anno sembra diventare più bello. Cesare, Domenico e Renzo detto Favilla sono i suoi custodi e i testimoni di una storia affascinante. Venire a Zaccanesca è come andare ad una festa, ogni giorno. Troverete sempre qualcuno disposto ad offrirvi da bere, soprattutto vino, fare due chiacchiere e ascoltare i racconti della loro tradizione. E di feste a Zaccanesca ancora oggi se ne fanno! Come Borghi diVini, uno degli eventi più importanti per l’Appennino Bolognese che trova in questo villaggio la location ideale per mescolare storia, cibo e buon vino.
La narrazione di questo borgo non si ferma mai. Zaccanesca ancora oggi continua a vivere e ogni gesto, ogni incontro è una tessera di un mosaico in cui memoria e futuro, comunità e affetti sono il collante più importante. Qui, dopo la Grande guerra c’erano tante famiglie e c’era anche una scuola elementare con 25 bambini che correvano lungo i vicoli di questa perla dell’Appennino.
Il 15 agosto da non si sa quanti anni va in scena la tradizionale Polentata in onore di Santa Maria Assunta e tutte le viuzze del centro abitato fin giù nella bella corte davanti al forno del borgo, vengono riempite di tavolate per partecipare a questa riunione di gioia a cui partecipano fino a 500 persone. La 3° domenica di gennaio invece Zaccanesca festeggia Sant’Antonio Abate. Una delle feste più sentite di tutta la vallata. Dal 1863, anno in cui la chiesa venne fondata centinaia di abitanti dei paesi vicini ritornano per prendere la propria pagnottella di pane benedetto.
Zaccanesca è un simbolo per Foiatonda e per tutti gli abitanti della montagna. Ed è anche un modo di vivere. Un modo di affrontare le sfide del futuro. Noi siamo fratelli di questa piccola comunità indispensabile per non disperdere la memoria, indispensabile per progettare il futuro del nostro territorio.